Progetto Provaci

 

 

PROVACI - Tecnologie per la PROtezione sismica e la VAlorizzazione di Complessi di Interesse culturale

 

Il progetto PROVACI - Tecnologie per la PROtezione sismica e la VAlorizzazione di Complessi di Interesse culturale,  ha affrontato il tema combinato della protezione sismica e della valorizzazione del costruito storico attraverso lo sviluppo di tecniche e metodologie integrate per la tutela, la riqualificazione sostenibile e la valorizzazione di siti e strutture di interesse storico-artistico.
Il progetto ha coinvolto alcune delle principali eccellenze scientifiche nazionali operanti nel campo della protezione sismica, come l’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’Università di Padova,  e nel campo della valorizzazione dei Beni Culturali, in particolare l’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali (ITABC) e l’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (IBAM) del CNR.
La gestione del progetto ha rappresentato un importante banco di prova in tema di integrazione di conoscenze ed esperienze diverse; inoltre, partendo dal principio di lasciare una forte ricaduta sui territori, il progetto Provaci è stato connotato, da una forte azione interregionale, applicando le soluzioni sviluppate su siti importanti come l’Arena di Verona, il Monastero di Sant’Angelo d’Ocre (AQ), Palazzo Penne a Napoli, l’Area archeologica di Cerreto Sannita (BN).

 

Durata: 4 anni (2011 - 2015) 

 

I partner
Stress S.c.a r.l., Università di Napoli “Federico II”, Università di Padova, Consorzio T.R.E., CETMA, C.R.A.C.A., Veneto Nanotech, Sipre

 

 

www.progettoprovaci.it

 


I DIMOSTRATORI


 

 

Palazzo Penne, situato nel cuore di Napoli, è un edificio del XV secolo, una delle poche costruzioni rimaste in piedi dopo il devastante terremoto del 1456 ed oggi è  in uno stato di totale abbandono caratterizzato da preoccupanti lesioni e precarietà tali da minacciarne seriamente la stabilità.

Il Palazzo, che sarà destinato a sede della Protezione civile regionale, è stato oggetto di:

  • diagnosi e caratterizzazione non distruttiva dei materiali;
  • attività di valutazione della vulnerabilità sismica;
  • progetto di interventi di miglioramento sismico;
  • progettazione di un intervento per il miglioramento del comfort climatico interno che rispetti il valore storico-artistico dell’edificio.

 

 


 

 

La Cerreto medievale o “vecchia” Cerreto distrutta dal terremoto del 5 giugno 1688 era sita poco distante dall’ attuale centro abitato, su di un ampio colle circondato dai torrenti Turio e Cappuccini. La “Vecchia” Cerreto, come la “Nuova” Cerreto erano caratterizzate dalla centralità della piazza e dalla chiesa in essa ubicata. Nella stessa piazza si ergeva la Torre, i cui grossi resti sono ancora visibili. I  ruderi della torre e del castello di origine longobarda sono stati dichiarati di interesse particolarmente importante ai sensi della legge del 1° giugno 1939 n. 1089 e quindi sottoposti a vincolo diretto di natura monumentale.

L’intervento dimostratore ha previsto:

  • attività di rilievo e caratterizzazione;
  • progettazione di percorsi di visita;
  • attività di ricostruzione e fruizione virtuale;
  • piani di valorizzazione e marketing.

In particolare partendo da attività di tipo geo-diagnostico  finalizzate alla caratterizzazione stratigrafica del sito archeologico e all’individuazione di nuovi possibili fronti di scavo, sono state focalizzate attività  di rilievo laser scanner 3D e di riprese video mediante droni strumentati per la ricostruzione delle strutture emerse.
Sono in corso attività finalizzate alla ricostruzione virtuale del sito archeologico e alla progettazione e implementazione di un sistema di realtà aumentata per la fruizione avanzata del sito. Infine, partendo dall’analisi del contesto e dalla conoscenza degli indirizzi prospettici dell’amministrazione,  si arriverà  alla messa a punto di un modello di valorizzazione e marketing per la tutela del patrimonio.

 

 


 

 

ll Monastero di Sant’Angelo d’Ocre, inagibile da dopo il terremoto, è uno dei più suggestivi complessi architettonici d’Abruzzo, costruito sulla spianata di uno sperone di roccia che si apre sul vuoto, spaziando a volo d’uccello sull’intera valle dell’Aterno.
Caduto in abbandono all’inizio dell’800, ridotto poi a lazzaretto e soppresso nel 1860, il monastero ebbe una breve ripresa nei primi decenni del XX secolo, prima che l’occupazione tedesca vi facesse scempio bruciando gli arredi e soprattutto l’intera biblioteca dotata di circa 1500 volumi.

Il complesso è stato infine oggetto di controversi lavori di restauro protrattisi dal 1958 al 1972.

Le attività di progetto svolte:

  • rilievo e ricostruzione virtuale del monastero;
  • creazione di una cella esperienziale per la fruizione del monastero;
  • correlazione tra stato limite del danno artistico e danno strutturale;
  • diagnosi e caratterizzazione non distruttiva dei materiali;
  • monitoraggio integrato sia statico che dinamico della struttura;
  • valutazione della vulnerabilità sismica;
  • progetto di interventi di miglioramento;
  • apertura di un cantiere per l’esecuzione di interventi di mitigazione del rischio e messa in sicurezza con applicazione di materiali innovativi.

 

 


 

 

Le strutture in muratura rappresentano una grossa parte del patrimonio storico architettonico culturale Italiano ed estero. Le difficoltà connesse alla protezione e salvaguardia di questi beni, sia di carattere statico che connessi al rischio sismico, sono accentuate dalla necessità di tutelare tali beni utilizzando tecniche non invasive e compatibili con i materiali preesistenti.

Gli ultimi terremoti hanno mostrato l’estrema vulnerabilità delle costruzioni storiche con particolari criticità osservate gli archi e le volte.

Nel progetto PROVACI sono stati effettuati test dinamici, su tavola vibrante, di volte in muratura costruite in scala reale al fine di approfondirne il comportamento dinamico e testare l’efficacia delle soluzioni di ripristino e consolidamento, sviluppate nel progetto, applicate alle volte danneggiate.

 

 


 

 

La scelta di un’attività di ricerca sul caso studio della domus dei fondi ex Cossar di Aquilea (UD), al fine di individuare adeguati sistemi di protezione, valorizzazione e fruizione del patrimonio archeologico, è nata dalla consapevolezza che la città di Aquileia è un contesto storico di particolare rilevanza, in quanto rappresenta il più importante centro di età romana dell’Italia settentrionale, da tempo oggetto di consistenti attività di ricerca, di tutela e di valorizzazione, che ne hanno fatto la più estesa e visitata area archeologica della regione Friuli Venezia Giulia.
Le caratteristiche stesse del sito hanno determinato la necessità di confrontarsi e risolvere numerose e complesse problematiche quali, tra le più evidenti, un avanzato stato di degrado dei resti archeologici già riportati alla luce nel XIX e XX secolo, una generale precarietà delle strutture antiche, spesso rinvenute in pessimo stato di conservazione e limitate alle sole parti basali o di fondazione delle murature, e una difficoltà di lettura di evidenze sovrapposte in quanto appartenenti a diverse fasi edilizie.

Le soluzioni scelte per il progetto di valorizzazione e fruizione del sito hanno mirato a risolvere tali problematiche. Degno di nota è il fatto che il progetto elaborato è modulare, e prevede la possibile e progressiva ampliabilità del sistema di copertura in relazione al progredire degli scavi nell’area dei fondi ex Cossar.
Le soluzioni adottate inoltre, grazie alla collaborazione di esperti di diverse discipline, quali l’archeologia, l’architettura e l’ingegneria, potranno essere in futuro applicate anche ad altri contesti, sia interni alla città di Aquileia sia appartenenti ad altri centri urbani, con i necessari adeguamenti a seconda delle caratteristiche del sito oggetto di analisi.

 


 

 

Nella città di Verona è stata sviluppata una rete integrata di monitoraggio che, partendo dall’Arena di Verona, coinvolge punti strategici e di notevole interesse storico artistico come il Teatro Romano, Castelvecchio e Torre dei Lamberti.  
I sistemi di monitoraggio, a seconda dei casi studio, risultano essere di pre o post intervento di consolidamento, e consentono di fornire informazioni utili:

  • per la calibrazione dei modelli di calcolo per la valutazione della vulnerabilità, incrementando il livello di affidabilità delle analisi e conseguentemente dei risultati;
  • per la valutazione della risposta della struttura a seguito di eccitazioni esterne di carattere artificiale come nella fattispecie concerti, opere, attività legate alla funzionalità stessa del teatro o al traffico cittadino;
  • per la valutazione della risposta in caso di eventi sismici di bassa entità sia per rilevare il comportamento, generalmente diverso, con eccitazioni ad alto contenuto energetico, sia per valutare eventuali danneggiamenti;
  • per la valutazione, in condizioni operative,  di situazioni di danneggiamento dovute a trend di cambiamento nel tempo dei parametri misurati.

La messa a sistema di una rete di monitoraggio nella citta di Verona consente, altresì, di fornire una valutazione del comportamento  globale del centro urbano. Infatti anche a partire da eventi sismici di moderata intensità è stato possibile acquisire gli andamenti dell’onda sismica in diversi punti della città, contribuendo così ad una miglior comprensione del comportamento del sottosuolo cittadino.

 

 

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